Rifiuti : una risorsa sprecata

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Nella Regione Lazio, da più di un decennio, permane uno stato di insostenibilità ambientale connesso soprattutto alla gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU), nonostante le continue richieste avanzate dalla parti sociali di completare in maniera definitiva il cosiddetto “ciclo dei rifiuti”.

Dati i continui richiami e le procedure di infrazione avviate dall’Unione Europea è forte la necessità di superare la persistente situazione di crisi socio ambientale, ristabilendo così, in linea con le principali esperienze nazionali ed europee, una stato di ordinaria amministrazione che possa porre fine ad una situazione, ormai, divenuta allarmante.
È forte la nostra convinzione che il punto di partenza iniziale debba essere quello del potenziamento della raccolta differenziata attraverso un processo di raccolta domiciliare, soprattutto, in considerazione del fatto che i valori regionali di RD permangono drasticamente bassi, attestandosi su percentuali che non superano il 15%, nonostante l’obiettivo del 65% , previsto dal nuovo piano regionale.
Complementari, ma residuali, al processo di potenziamento della RD sono le dotazioni impiantistiche, in termini di selezione, trattamento e termovalorizzazione, che permettano di chiudere il ciclo integrato dei rifiuti. Superando così l’insostenibile logica dello smaltimento in discarica che riguardo oltre il 70% dei rifiuti prodotti nella regione.
Tuttavia, il ciclo dei rifiuti perpetrato dall’attuale amministrazione regionale continua ad essere inefficiente. Sebbene il nuovo piano , sviluppando una determinata gerarchia di rifiuti, preveda che il riutilizzo e il riciclaggio di materiali debba preferirsi alla valorizzazione energetica, l’orientamento della Polverini sembra, nei fatti, un altro. La Governatrice, recentemente, ha  infatti, dato mandato ai gestori di Malagrotta di costruire un sistema di trattamento rifiuti dove la trito-vagliatura avrà l’importante compito di produrre CDR – il combustibile triturato secco che viene ottenuto grazie al trattamento dei rifiuti solidi urbani- da immettere negli impianti di gassificazione. Pertanto, ad oggi, non è ancora stato previsto un potenziamento della prevenzione  dei rifiuti e della raccolta differenziata.
Altra situazione scottante, che merita immediata risoluzione, è l’attuale crisi in cui versa il “Consorzio Gaia”. Il nodo da sciogliere sta nell’attuale situazione finanziaria e debitoria in cui versa il consorzio, oltre che nella scarsa partecipazione di molti enti locali coinvolti nel progetto e nell’immobilità delle  istituzioni regionali.
Già qualche mese orsono,avevano pubblicamente denunciato la grave situazione di deterioramento delle vicende relative al Consorzio. La questione è infatti particolarmente delicata avendo una rilevanza decisiva oltre che nell’intera gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio, anche per la situazione di decine di lavoratori occupati in essa e delle rispettive famiglie. Pertanto è necessario che il problema venga affrontato in maniera definitiva e risolutoria, dalle istituzioni coinvolte, a partire dalla Regione Lazio, titolare delle competenze relative al piano rifiuti. Tuttavia, attualmente, nonostante le manifestazioni di buona volontà emerse in sede regionale, ancora nessun nodo è stato concretamente affrontato, risulta, pertanto, necessaria, l’immediata apertura di una sede di confronto, che veda coinvolti tutti gli attori sociali interessati, sull’insieme della politica dei rifiuti nella Regione Lazio.
La crisi del Consorzio Gaia è solo la manifestazione più evidente di una crisi molto più generalizzata che vede coinvolte anche altre aziende operanti nel ciclo dei rifiuti.
 Nella provincia di Frosinone, che vede numerosi comuni consorziati a Gaia, la  crisi si ripercuote anche sulla SAF, la società che gestisce il trattamento dei rifiuti, la quale non si vede corrisposta i pagamenti.
Tuttavia, è necessario rilevare come spesso la crisi delle aziende che gestiscono i rifiuti  sia legata alla situazione debitoria di molti comuni, a tal proposito, oltre il 90% dei comuni del Lazio risulterebbe essere moroso nei confronti delle aziende di smaltimento e trattamento dei rifiuti.  Con rilevanti conseguenze sulla situazione di numerosi lavoratori impiegati nel settore.
A ciò si aggiungono le pratiche poco trasparenti, che spesso, vedono coinvolte le stesse aziende, contribuendo così ad una cattiva gestione dell’intero ciclo dei rifiuti.
 Ma la situazione più critica, sia dal punto di vista dell’indebitamento che della trasparenza di gestione è sicuramente quella dell’AMA. Il debito della società romana permane elevato e, nonostante i proclami di ottimismo proveniente dal Campidoglio, la situazione resta alquanto critica. L’ aumento delle tariffe sui rifiuti, negli ultimi anni, con l’evidente intento di ripianare la grave situazione debitoria, non è in alcun modo giustificato. Aumento a cui non ha fatto da contraltare un miglioramento del servizio.

DOTAZIONE IMPIANTISTICA
La definizione delle caratteristiche e delle potenzialità degli impianti di trattamento, come ormai noto, sulla base del Piano Regionale, si fonda sulla suddivisione del territorio del Lazio in ATO al fine di:
•    Realizzare l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi nell’ATO.
•    Permettere lo smaltimento dei rifiuti in base al principio di prossimità
•    Utilizzare i metodi e le tecnologie più idonee a garantire la protezione dell’ambiente e della salute umana
Attualmente, e come previsto dal piano, la Regione Lazio sarà dotata di 4 linee di termovalorizzazione (con 8 linee di smaltimento) per l’incenerimento dei rifiuti, Malagrotta, Colleferro, San Vittore e Albano ( non ancora entrato in funzione e su cui pende dal TAR). Pertanto, con l’eventuale messa in funzione del quarto termovalorizzatore, data la residualità di tale forma di smaltimento, la dotazione impiantistica, a nostro avviso, sarà  sufficiente se, come previsto dal piano, la priorità principale sarà il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali.
Tuttavia, se non sarà raggiunta la soglia del 60% di RD, il piano prevede l’apertura di “uno scenario di controllo” che porterà all’aumento della capacità di termovalorizzazione, e dunque, alla realizzazione di nuovi impianti di termovalorizzazione per gestire la quota residuale non riciclata. Ipotesi questa, paradossale, in considerazione del fatto che riteniamo imprescindibile il potenziamento della RD, e il superamento dell’attuale situazione, per scongiurare negli anni a venire situazioni di crisi igienico – ambientale simili a quelle che nei mesi scorsi hanno colpito altre regioni italiane, e che impedirebbero uno sviluppo sostenibile e virtuoso del sistema.
Per quanto concerne gli impianti di termovalorizzazione già esistenti è necessario che essi perseguano il contenimento delle immissioni, come previsto dalla normativa comunitaria ed internazionale ( protocollo di Kyoto, utilizzo della BAT-Miglior teconologia disponibile) al fine di tutelare la salubrità dell’ambiente e la salute umana.
Dunque, per una chiusura sostenibile del ciclo dei rifiuti, riteniamo fondamentale, accanto al potenziamento della RD e all’efficienza degli impianti di termovalorizzazione, il sostegno alla creazione di una filiera industriale del riciclaggio che possa, pertanto, contribuire in maniera decisiva al recupero dei materiali nonché all’aumento dell’occupazione.

Le Nostre Proposte
In conclusione  una virtuosa gestione del ciclo dei rifiuti, a nostro avviso, deve necessariamente orientarsi lungo l’asse :
•    Prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti
•    Riutilizzo
•    Riciclaggio e recupero della materia prima
Il primo passo dovrebbe, pertanto, essere quello di mettere in atto delle politiche che permettano di prevenire alla fonte la produzione dei rifiuti, attraverso l’imposizione di stili di produzione e comportamento, sostenibili, virtuosi e volti al recupero, come disciplinato dalla direttiva europea sugli imballaggi.
 Riteniamo inoltre necessaria :
•    La costituzione, ispirata agli esempi più virtuosi, di un sistema informativo regionale sui rifiuti per la gestione delle informazioni in materia. In modo tale che gli effetti delle polveri sottili ultrafini, dell’ozono, e di ogni altro parametro ambientale siano costantemente sotto controllo.

•    Il costante aggiornamento delle stime riguardanti l’impatto sanitario ambientale.

•    Il potenziamento delle centraline fissi di monitoraggio della qualità dell’aria nelle zone limitrofe ai centri critici.

•    La realizzazione di una gestione dei rifiuti, come già menzionato in precedenza, che contenga il controllo dell’intero ciclo produttivo e sia realizzata, prevalentemente, dalle imprese a controllo pubblico.

•    Il potenziamento e il sostegno alla RD e la realizzazione di una raccolta domiciliare

•    L’introduzione della tariffa puntuale che premi i comportamenti più virtuosi

•    L’incentivazione e il sostegno delle aziende che convertono almeno il 30% del loro prodotto venduto

•    Il sostegno alla realizzazione di una rete di imprese che operino nel campo del riciclaggio e del recupero di materia. Sostegno possibile attraverso la destinazione di una quota dei fondi POR-FESR a tale scopo.

La promozione dell’educazione ambientale, nella convinzione che l’attuale modello di sviluppo sia impraticabile, dovrebbe essere uno dei principi  imprescindibili di ogni autorità nazionale, regionale e locale.  .
L’amministrazione provinciale di Roma, nel 2001, lanciando la sua  Agenda 21  si è impegnata formalmente ad attivare tale processo coinvolgendo e responsabilizzando tutti gli attori sociali coinvolti nella comunità. Tra le finalità menzionate nel documento vi era il richiamo all’incoraggiamento di modelli di produzione e consumo responsabili nonché la prevenzione e riduzione della quantità di rifiuti prodotti.
Oggi, in considerazione del fatto che i dati dimostrano come le finalità del progetto non siano state raggiunte riteniamo necessario un rilancio di un Agenda 21 provinciale o regionale attraverso il coinvolgimento attivo di tutte le parti sociali e la ridefinizione delle azioni da intraprendere per contribuire, in maniera decisiva, alla creazione di una coscienza comune in grado di modificare le abitudini comportamentali della comunità romana e laziale.

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