Ecco perché sarà difficile portare i migranti in Europa

Ecco perché sarà difficile portare i migranti in Europa

Lampedusa è chiusa per affollamento: troppi immigrati. Già si pensa a distribuire la loro presenza nei centri di accoglienza di altre regioni. Ma l’ondata degli sbarchi dal Nord Africa, ad oggi 20.000, di certo non si arresterà nei prossimi mesi. Che fare, dunque? Il governo ha più volte fatto un appello agli altri paesi membri della Ue: accogliete anche voi una parte dei rifugiati che arrivano sulle nostre coste. Ma dai nostri partner europei arrivano solo risposte negative.
Gli altri governi dell’Unione, infatti, spesso per ragioni prettamente politiche ed elettorali, si mostrano riluttanti all’ipotesi di condividere il carico dei rifugiati e, soprattutto, dei clandestini che per ora poggia solo sulle nostre spalle. Da Bruxelles, insomma, ci arrivano solo fondi (tra l’altro pochi) e un aiuto nel pattugliamento  – per ora una fregata rumena. Del resto, è di poche settimane fa la bacchettata all’Italia da parte di un ministro svedese: cavatevela da soli, senza lamentarvi troppo. Non solo. Come riporta Franco Bechis su Libero, il nostro paese nel 2006 (governo Prodi) firmò un accordo bilaterale con la Francia per potenziare il controllo dell’ingresso dei clandestini in entrambi paesi. Risultato: i tunisini sorpresi dalla polizia transalpina in suolo francese senza permesso di soggiorno e con una prova della loro provenienza dall’Italia (un biglietto del treno o magari solo uno scontrino fiscale) vengono rispediti immediatamente a Ventimiglia. Anche i poliziotti italiani possono fare lo stesso; con una differenza: «E’ l’Italia inondata di clandestini», notava il presidente dell’assemblea francese un anno e mezzo fa durante la ratifica del trattato. «L’accordo conviene a noi», la sua conclusione. E, infatti, per farsi un’idea, basta considerare che nel 2008 su 13.132 pizzicati dalla polizia francese e italiana, 10.073 sono stati rimandati in Italia e solo 3.059 in Francia. Gli accordi con la Tunisia poi ci obbligano a rimpatriare non più di quattro clandestini al giorno: poca cosa di fronte a un flusso di centinaia la settimana. All’Italia, infine, non rimane che un’ultima legittima arma, come ha ricordato su La Stampa Giovanna Zincone: il rimpatrio forzato dei clandestini in paesi sicuri, dopo aver accertato chi ha diritto d’asilo. Ma è il caso di tentare un braccio di ferro con il nuovo governo tunisino, certo non disposto ad accogliere indietro persone che alleggeriscono il mercato del lavoro interno, problema serissimo in Tunisia visto che è tra le cause delle rivolte di inizio anno, e aumentano il livello delle rimesse?

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