Immigrati, tutti in fila per il click day nel giorno del permesso prenotati in 4 mila

Immigrati, tutti in fila per il click day nel giorno del permesso prenotati in 4 mila

Al via da lunedì. L’ultima volta, nel 2007, le domande partite dalle Due Torri furono più di 21mila. Mobilitati i patronati dei sindacati, ma c’è chi sceglie il fai-da-te
di LUCA SANCINI
Bologna, 26 gennaio 2011 – Più che un click day è il giorno della lotteria. Lunedì prossimo a quattro anni dalla prima sperimentazione, i 98.080 permessi di soggiorno in tutta Italia riservati a lavoratori extracomunitari messi a disposizione dal decreto flussi del 2010, potranno essere "vinti" effettuando l’invio della domanda ad un apposito sito ministeriale.
Una gara di velocità che partirà alle 8 in punto, per ripetersi anche martedì e giovedì, e vedrà in competizione datori di lavoro e famiglie che chiederanno l’arrivo di cittadini extracomunitari garantendo per loro un posto di lavoro. Una lotteria, sostengono da tempo i sindacati, con un afflusso di migliaia di domande (il Viminale stima che si potranno raccogliere 50 mila invii al minuto) che non terrà conto delle specificità delle richieste: può accadere che magari chi ha urgente bisogno di una badante venga scavalcato da chi ha fatto richiesta per un giardiniere, solo per una manciata di secondi e in virtù di un click effettuato più velocemente. Tutti sono concordi che l’attuale crisi economica si vedrà anche qui: 750 mila furono le domande effettuate nel 2007 e per la prossima settimana si attendono 400 mila richieste. A Bologna nel 2007 effettuarono il click in 21.114, di cui poi solo 3 mila, in accordo con le quote assegnate provincia per provincia, sono poi arrivati qui a lavorare. Quest’anno, spiegano all’ufficio Stranieri della Cgil, le quote verranno decise successivamente con un calcolo ponderato che terrà conto del peso delle etnie nei rispettivi territori. In via Marconi lavoreranno tutto il week end per essere pronti a mandare puntali lunedì alle 8, le quasi 1.500 richieste già prenotate: saranno in pista 15 postazioni di computer in grado di inviare fino a 1.850 domande, garantendo così in questi giorni la possibilità a chi non si è ancora predisposto, di recarsi negli uffici della Cgil. Sono inoltre oltre 300, le persone che sono andate con il proprio personal computer a farsi predisporre il programma adeguato e a farsi consigliare come effettuare la domanda: è il fenomeno del fai da te che ha avuto un vero e proprio boom rispetto al 2007. Contando che anche la Cisl si è attrezzata per un numero di domande analogo alla Cgil, tra sindacati e privati sono già pronte a tutt’oggi 4 mila richieste. Senza contare a chi si è affidato ai vari patronati delle associazioni di categoria, ai consulenti del lavoro e ai commercialisti. Pronti allo sprint anche gli operatori di Casabase di via Corazza, una società di intermediazione al lavoro, collegata all’Associazione "MigrAzioni", specializzata soprattutto in domande per l’arrivo di collaboratori domestici (colf e badanti). Anche loro avranno una quindicina di computer pronti ad inviare le domande già arrivate, circa 500, ma in tanti hanno preferito ricevere una consulenza sulle modalità e poi faranno da sé. A Casabase la quasi totalità delle domande arriva da famiglie che hanno bisogno per l’assistenza domiciliare: e i nominativi proposti, spulciando nelle liste dei moduli in preparazione, provengono dall’est europeo, dalle Filippine e dalla Cina. Ma chi c’è dietro alle migliaia di click che saranno inviate lunedì al sistema del Viminale, per ottenere un permesso di soggiorno a lavoratori extracomunitari? Difficile fare statistiche ma negli uffici di via del Porto al Centro Stranieri della Cgil e in via Corazza, dove opera la società Casabase, le storie di chi in questi giorni si è affacciato per fare domanda sono quelle che nascono da una quotidianità ormai palese a tutti. C’è il piccolo artigiano che chiede l’arrivo di un operaio, l’imprenditore edile in cerca di muratori, e (la stragrande maggioranza) la famiglia che spera nell’arrivo di una badante, perlopiù da Moldavia e Ucraina. Generalmente tutto nasce dal passaparola e in buona sostanza è sempre frequente il caso di lavoratori immigrati che segnalano un parente al proprio datore di lavoro. "E’ evidente che chi lavora già qui, appena ha la possibilità di segnalare un cammino della speranza anche per un proprio familiare lo fa volentieri – dicono negli uffici di Casabase – Si parla di mascheramento di ricongiungimenti, ed è un fenomeno verosimile, ma che nasce da una legislazione sbagliata".di Federica Bianchi
Non solo ristoranti e negozi di chincaglieria: gli immigrati dalla Repubblica popolare adesso fanno anche gli studenti, i professionisti e soprattutto gli imprenditori. Rompendo l’antico isolamento delle loro comunità. Non ci sono "estranei" in giro, non ci sono negozi di souvenir e nemmeno palloncini rossi appesi agli stipiti dei ristoranti. Quella di Prato non è una Chinatown per turisti: è un pezzo del sud della Cina trapiantato in un lembo di Toscana. In piazza, sulla vetrina di un piccolo supermercato, è appeso un grande monitor blu su cui scorrono, in cinese, offerte di lavoro: operai, segretarie, commesse, modiste.

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