Diritti di cittadinanza

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Diritti di cittadinanza: è necessario un forte segno di discontinuità da parte di Governo e Parlamento  – Per una mobilitazione della UIL
Nota di Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL
Roma, 22 settembre 2011 – Sul godimento dei diritti di cittadinanza, la UIL si è da sempre espressa per una piena partecipazione degli stranieri regolarmente residenti  in Italia, alla vita politica e sociale della nostra nazione. 
E’ necessario chiedere agli immigrati di rispettare le regole, ma queste debbono anche essere ridisegnate in parallelo con l’evolversi ed il mutare della nostra società. Lo vogliamo riproporre con forza anche in periodo, questo, in cui la crisi economica (ma non solo) rischia di far considerare il tema delle tutele  e dei diritti  come meno importante ed urgente” anche perché non crediamo che alle insicurezze, alla paura, alle preoccupazioni (legittime) per un futuro che appare difficile si debba rispondere con l’accantonare battaglie di inclusione. Questo significa che siamo favorevoli ad una evoluzione del concetto di cittadinanza, non ristretto ai figli di cittadini italiani, ma allargato a tutte le persone che nascono e vivono in Italia, indipendentemente dalla provenienza. La UIL condivide la necessità di modernizzare il concetto di cittadinanza, introducendo il principio dello jus solis, accanto a quello dello jus sanguinis. I figli di stranieri nati nel nostro Paese, dovrebbero poter accedere alla cittadinanza italiana, senza dover aspettare il 18° anno di età. Anche per gli altri l’accesso alla cittadinanza va reso più fruibile: non cittadinanza facile, ma cittadinanza equa, in tempi giusti per chi ha dimostrato di amare l’Italia e di concorrere al suo progresso e sviluppo economico e sociale. Per quanto riguarda il diritto di voto amministrativo, in Europa 16 Paesi su 27 permettono agli immigrati residenti da oltre cinque anni di poter votare alle elezioni amministrative. E’ giusto che questo avvenga anche da noi. Chiediamo, dunque, che l’Italia ratifichi il capitolo C della convenzione di Strasburgo e proceda ad una legge adeguata capace di permettere ai cittadini extra UE che ne abbiano il diritto, di partecipare alla scelta dei propri rappresentanti locali attraverso il voto. Purtroppo sul piano dei diritti l’Italia non è andata molto avanti e – mentre chiede molti doveri ai 5 milioni di cittadini stranieri che concorrono all’11% del nostro PIL – si è mostrata molto avara sul piano del riconoscimento di una cittadinanza piena. In Parlamento giacciono da anni inerti numerose proposte,  sia di riforma della legge di cittadinanza n. 91/1992, sia riguardanti l’estensione del diritto di voto amministrativo agli stranieri lungo – residenti. Siamo convinti che, in assenza di un accordo comune bipartisan tra le varie forze politiche di maggioranza e di opposizione, sarà quasi impossibile, in assenza di un vasto fronte di opinione pubblica, forze sociali e culturali,  che a breve venga trovato un accordo legislativo su questi importanti temi. Il concetto di cittadinanza non è circoscritto al tema Cittadinanza e diritto di voto,  è’ anche urgente, a nostro parere,  il problema della non discriminazione nel godimento dei diritti sostanziali. In effetti, mentre la legge afferma che italiani e stranieri regolari debbano avere gli stessi diritti, nella pratica questi vengono centellinati a pochi fortunati e riservati a chi ha la sorte di ottenere un permesso di soggiorno di lungo periodo (ex carta di soggiorno), documento che si può chiedere solo dopo cinque anni di residenza e che arriva di fatto  con  un’attesa molto più lunga e superando intricate strettoie burocratiche, tra cui un test sulla conoscenza della lingua italiana. Siamo convinti che, nella pratica, molte diversità di trattamento verrebbero superate e molti diritti sostanziali verrebbero acquisiti rendendo più accessibile il permesso di soggiorno di lungo periodo. Ribadiamo dunque la necessità di una forte discontinuità sul fronte dei diritti di cittadinanza e sollecitiamo Parlamento e Governo a trovare un punto di vista comune in materia di piena partecipazione degli stranieri alla vita civile nel nostro Paese. Nel contempo, chiediamo anche la riforma della procedura per ottenere l’ex carta di soggiorno, riducendo da 5 a 3 gli anni di residenza necessari per richiederla e rendendo più semplice, veloce e funzionale la procedura necessaria. Tutto ciò renderebbe meno drammatica la questione non risolta delle procedure per i rinnovi dei permessi di soggiorno, questione che ancora per troppe persone è fonte di timori ed angosce e che trasferisce sulla pubblica amministrazione carichi di lavoro spesso paralizzanti le attività ordinarie. Come UIL lanceremo a breve una grande campagna di promozione dei diritti di cittadinanza,  anche perché il Governo ed il Parlamento promuovano concretamente un confronto sereno e rapido  su questa importante materia.

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