Contratti di lavoro, 3 su 4 precari

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Roma, 5 marzo 2011 – Il 2° Rapporto UIL sulle comunicazioni obbligatorie fotografa il movimento della occupazione, attraverso l’analisi e la rielaborazione dei dati forniti dal Ministero del Lavoro sulle «comunicazioni obbligatorie», procedura che tutte le aziende devono fare nel momento in cui avviano una persona al lavoro o al momento della cessazione di un rapporto.

L’indagine analizza il periodo temporale che va da gennaio 2008 a giugno 2010. Oltre al criterio temporale, l’elaborazione contiene 3 sezioni di studio: analisi «quantitative» (rapporti di lavoro avviati e cessati nei periodi considerati), «merceologiche» (la movimentazione dei rapporti di lavoro nei diversi settori produttivi) e «qualitative» (tipologie contrattuali che hanno caratterizzato tali rapporti di lavoro).
In particolare, per quest’ultima sezione, le diverse tipologie contrattuali sono state suddivise in 2 macro insiemi:
• «buone forme contrattuali» in cui sono stati collocati i rapporti di lavoro instaurati con contratto a tempo indeterminato e con contratto di apprendistato
• «deboli forme contrattuali» in cui sono presenti i rapporti di lavoro avviati con il contratto a tempo determinato, collaborazioni e altre tipologie.
Da gennaio 2008 a giugno 2010 (30 mesi «pre» e «durante» la crisi) nel nostro mercato del lavoro sono stati attivati 27.432.356 rapporti di lavoro. Il 49% ha interessato le donne.
Nel dettaglio, spiega Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL, nel 2008 i rapporti di lavoro attivati sono stati oltre 13,1 milioni, di cui il 48,5% al femminile; nel 2009 sono stati 9,4 milioni, equamente distribuiti per entrambi i generi; nel primo semestre 2010 sono stati 5 milioni, di cui il 48,2% donne.
Del totale dei rapporti attivati in questi 30 mesi, nel Mezzogiorno l’incidenza è stata del 34%.
Il 73,4% del totale degli avviamenti ha riguardato contratti «deboli» (tempo determinato, collaborazioni, etc). Di questi il solo contratto a tempo determinato rappresenta il 64,6%. Il restante 26,6% di attivazioni ha avuto per oggetto «buone forme» di inserimento lavorativo: il 22,9% a tempo indeterminato e il 3,7% contratti di apprendistato. Nel periodo considerato, i rapporti di lavoro cessati sono stati 24.499.653. di cui il 48,4% ha coinvolto le donne. Nel solo Mezzogiorno, l’incidenza delle cessazioni è stata del 38,1%. In particolare, nel 2008 le cessazioni sono state 11,4 milioni, nel 2009 oltre 9,1 milioni e nel primo semestre 2010 oltre 4 milioni. In questi 30 mesi, i contratti «deboli» hanno mostrato la più alta percentuale di cessazioni, il 72% (il tempo determinato il 64,4%), a fronte del 28% delle buone tipologie contrattuali. Mettendo a confronto il rapporto tra l’andamento degli avviamenti e quello delle cessazioni lavorative tra il 2008 (anno pre crisi) ed i 18 mesi, che vanno dal 2009 al primo semestre 2010, in cui la crisi ha mostrato il suo volto peggiore, si registra un saldo negativo di oltre 563 mila contratti che equivalgono, secondo nostre stime, a circa 245 mila lavoratori in meno.
CONCLUSIONI
Questi dati sono emblematici nell’evidenziare che qualcosa di non troppo roseo si è verificato sul fronte occupazionale ovviamente anche a causa della crisi. E’ significativo, e per nulla rassicurante, il dato che riguarda la tipologia di avviamento al lavoro, dove ormai i contratti a termine rappresentano la stragrande maggioranza di forme di entrata nel mercato del lavoro. Così come si conferma debole l’occupazione nel Mezzogiorno e sempre problematico l’inserimento dei giovani. A questi numeri «reali» occorre dare risposte altrettanto concrete e rapide perché è un problema sia di «quantità» che di «qualità» dell’occupazione, come dimostra l’andamento negativo dei contratti riferiti a tipologie stabili.
La risposta, conclude Loy, può venire certamente da riforme a costo zero del nostro mercato del lavoro, ma soprattutto da un massiccio investimento di risorse in settori strategici quali l’istruzione, la ricerca e la formazione. E, per dare un futuro alle nuove generazioni, lo strumento principe è rappresentato da investimenti pubblici mirati al credito d’imposta per nuove assunzioni finalizzate alla stabilità lavorativa, soprattutto, ma non solo, nel Mezzogiorno. Da quest’ultimo punto di vista, le risorse ci sono, basti pensare alle ingenti somme dei Fondi nazionali ed europei che, ancora oggi, hanno un livello di utilizzo molto modesto.
Infine, una riflessione: da questi dati emerge che non si può sostenere la virtuosità della buona flessibilità (apprendistato e somministrazione) se, nel contempo, non si pone un argine all’abuso di forme cattive di flessibilità come nel caso di moltissime collaborazioni a progetto, i tirocini e gli stage (ma non solo) che, oggi, sono più utilizzate dello stesso apprendistato.
SCHEDE SINTETICHE DI APPROFONDIMENTO
E’ interessante confrontare i dati riferiti ad alcuni periodi particolarmente significativi presi in considerazione dal 2° Rapporto.
ANNO 2009
Nel 2009 i nuovi rapporti instaurati sono stati in totale 9,3 milioni: il 21,6% a tempo indeterminato, il 3,1% con contratti di apprendistato, il 66% con contratto a tempo determinato, l’8,3% con un contratto di collaborazione e l’1% con altre tipologie contrattuali. In valori assoluti, i nuovi rapporti di lavoro avviati con buone tipologie contrattuali sono stati 2,3 milioni, mentre i contratti a termine sono stati oltre 7 milioni.
Il maggior numero di nuovi rapporti instaurati ha riguardato il Nord (3,9 milioni, a fronte dei 5,7 milioni del 2008 ), seguito dal Mezzogiorno (3,2 milioni, a fronte dei 4,4 milioni del 2008) e dal Centro (2,2 milioni, a fronte dei 3 milioni del 2008). I giovani fino a 24 anni, assunti in questo anno, sono stati il 17% del totale, di cui oltre 885 mila sono uomini e 711 mila sono donne; nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni le assunzioni hanno rappresentato il 30,8% del totale (di cui il 51% donne); il 44,2% ha interessato la fascia di età compresa tra i 35 ed i 54 anni; mentre solo l’8% delle assunzioni ha riguardato gli over 55. E’ il Terziario, che nel 2009 attrae il più alto numero di avviamenti al lavoro (circa 5,1 milioni pari al 54,5% del totale); la Pubblica Amministrazione ha attivato 1,6 milioni di rapporti di lavoro; l’Industria, 1,4 milioni; l’Agricoltura, 1,2 milioni. Dal confronto, tra il 2008 e il 2009, emerge una diminuzione, a livello nazionale, del 28,5% delle nuove attivazioni di rapporti di lavoro. Per quanto concerne le cessazioni dei contratti, in valori assoluti, nel 2009, al Nord sono state 3,8 milioni, nel Mezzogiorno 3,1 milioni, al Centro 2,2 milioni.
Il 31,3% delle cessazioni ha riguardato le «buone» forme contrattuali (il 23,1% il tempo indeterminato e l’8,2% l’apprendistato). Il 68,7% dei contratti cessati riguarda contratti a termine (il 64,9% a tempo determinato, il 2,9% collaborazioni e lo 0,9% altre tipologie contrattuali). Il 15,5% delle cessazioni ha investito i giovani al di sotto dei 24 anni, il 29,9% la fascia di età compresa tra i 25 ed i 34 anni; il 44,4% dai 35 ai 54 anni di età ed il 10,2% gli over 55.
Il 51,5% delle cessazioni si è verificato nel settore del Terziario; il 18,3% nell’Industria; il 16,6% nella Pubblica Amministrazione; il 13,6% nell’Agricoltura.
I SEMESTRE 2010
Il I semestre 2010, con 5 milioni di nuovi rapporti di lavoro, registra una leggera ripresa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+5,3%).
Il 48,2% delle assunzioni ha interessato le donne, il 14,4% sono al di sotto dei 24 anni.
Nel complesso, i nuovi avviamenti hanno coinvolto il 15,6% dei giovani al di sotto dei 24 anni; il 35% la fascia di età 25-34 anni; il 45,2% dai 35 ai 54 anni; l’8,7% gli over 55. Il 77,4% delle assunzioni è avvenuto con tipologie flessibili (il 66,9% contratto a tempo determinato) con un aumento del 2,1% rispetto al 2009 e del 7% rispetto al 2008.
Crollano al 19,5% le assunzioni a tempo indeterminato, con una diminuzione del 2,1% rispetto al 2009 e del 5,7% rispetto al 2008. Rimangono stabili al 3,1% le chiamate con contratto di apprendistato rispetto al 2009, ma con una diminuzione dell’1,3% rispetto al 2008.
E’ il Terziario il settore trainante con 2,7 milioni di nuovi contratti in questi primi 6 mesi dell’anno. La Pubblica Amministrazione si attesta a 723 mila, l’Industria a 819 mila e l’Agricoltura a 665 mila.
Una buona performance si registra nel Mezzogiorno, con un aumento del 12% delle assunzioni rispetto al primo semestre 2009 che compensa, però, soltanto parzialmente il dato relativo alle assunzioni che si era registrato tra il primo semestre 2008 e 2009 (-28,9%).
Le cessazioni dei rapporti di lavoro aumentano del 6,7% rispetto allo stesso periodo del 2009 (al Sud del 13,1%, al Centro del 6,6% e al Nord del 2,2%).
Sale, nel I semestre 2010 al 32,6% la percentuale delle cessazioni con contratti stabili, aumentando dell’1,3% rispetto al 2009 e del 9,2% rispetto al 2008. In particolare, il tempo indeterminato, con un’incidenza di cessazioni del 23,5%, mostra un aumento dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2009 e del 3,9% rispetto al 2008; le cessazioni dei contratti di apprendistato incidono per il 9,1%, con una crescita delle cessazioni dello 0,9% rispetto al 2009 e del 5,3% rispetto al I semestre 2008. E’ sempre nel Terziario che si registra il più alto numero di cessazioni, con 2,2 milioni di disdette in questi primi 6 mesi dell’anno. La P. A. si attesta a 862 mila, l’Industria a 705 mila e l’Agricoltura a 318 mila.
I LAVORATORI STRANIERI
Del totale nazionale dei nuovi rapporti avviati nel periodo che va da gennaio 2009 al 30 giugno 2010, il 19% (pari a 2,7 milioni – 1,5 milioni uomini, 1,2 milioni donne) ha riguardato lavoratori stranieri.
Il 57,2% di questi nuovi rapporti di lavoro ha riguardato il Nord (circa 1,6 milioni di rapporti di lavoro), seguito dal Centro (672 mila) e dal Mezzogiorno (492 mila). Il 40,6% (pari a circa 1,1 milioni di rapporti) è stato avviato con «buone» forme contrattuali. Nello specifico: 1 milione con contratti a tempo indeterminato e 77 mila con contratto di apprendistato. Rispetto alle «deboli» tipologie contrattuali applicate, che hanno interessato complessivamente 1,6 milioni di rapporti di lavoro, il 95,6% è avvenuto con contratti a tempo determinato. Analizzando il dato sui rapporti di lavoro terminati con lavoratori stranieri, si può notare come questi costituiscano il 33,3% del totale nazionale delle cessazioni del periodo(pari ad oltre 2,1 milioni di rapporti chiusi). Il 41,9% delle cessazioni ha coinvolto le donne. Il dato per macro area vede il maggior numero di rapporti di lavoro cessati nel Nord (1,2 milioni), seguito dal Centro (522 mila) e dal Mezzogiorno (372 mila).

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